Maculopatie
strumenti di pianificazione
Formazione a distanza - FAD con strumenti informatici/cartacei
01 lug 2019 - 31 dic 2019
Crediti ECM: 12.0
Informazioni
Codice ECM: 75-263638-1
Crediti ECM: 12.0
Max Partecipanti: 50
Professione: Medico chirurgo
Disciplina: Oftalmologia
Obiettivo formativo n. 3: Documentazione clinica. Percorsi clinico-assistenziali diagnostici e riabilitativi, profili di assistenza - profili di cura
Durata prevista dell’attività formativa: 12 ore (tempo medio stimato per acquisire le conoscenze e le competenze da parte di un utilizzatore medio)
Prezzo: Gratuito
FAD con strumenti informatici disponibile al link maculopatie.prexcube.it
La degenerazione maculare in genere compare dopo i 60 anni e riguarda il 18-20% della popolazione anziana, con una prevalenza per il sesso femminile.
Nei Paesi industrializzati è la principale causa di perdita irreversibile della visione centrale dopo i 55 anni. Attualmente colpisce circa 30 milioni di persone nel mondo. In Italia il dato si assesta tra gli 800.000 e il milione di pazienti, con oltre 80.000 nuovi casi all’anno.
Se non trattata adeguatamente, può compromettere la capacità di compiere attività basilari, come leggere, riconoscere il viso delle persone, guidare, cucinare.
Esistono due tipi di maculopatie, la atrofica (secca) e la neovascolare o essudativa (umida). Quest’ultima, meno diffusa della prima, è la forma più aggressiva ed è responsabile di più del 80 per cento dei casi di perdita visiva grave.
Nella forma secca si assiste a una progressiva alterazione dei fotorecettori, le cellule più importanti della retina, con la formazione di aree di atrofia della macula in cui i fotorecettori vanno incontro a degradazione, fino a scomparire. In corrispondenza di tali aree si percepiscono macchie di alterazione o perdita della visione che, con il tempo, possono allargarsi e confluire una nell’altra.
L’evoluzione è lenta. Ci vogliono mesi o anni perché tutta la macula venga coinvolta.
La forma umida è invece caratterizzata dalla formazione di nuovi vasi sanguigni che crescono sotto la retina, in una zona dove non dovrebbero essercene. Vasi “anomali” che dagli strati sotto-retinici tendono a proliferare verso la retina.
Il processo si chiama “neovascolarizzazione coroideale”: dalle pareti di questi vasi tende ad uscire liquido e sangue che si accumula sotto la retina danneggiando i fotorecettori. Il paziente percepisce una visione centrale offuscata e inizia a vedere distorto. Di solito i sintomi insorgono in modo improvviso e l’evoluzione è molto rapida.
Le strutture ospedaliere dotate di unità operativa dedicata ai pazienti affetti da degenerazione maculare, perseguono l’obiettivo di garantire la gestione diagnostica e terapeutica della patologia, offrendo al paziente un intervento appropriato e tempestivo. Tutto questo molto spesso non si realizza per mancanza di una visione globale del servizio erogato o per una organizzazione delle agende trattamenti e visite di controllo non ottimale.
Se i trattamenti intravitreali vengono somministrati con intervalli di tempo diversi rispetto alle indicazioni autorizzate, l’efficacia del trattamento può essere compromessa.
La degenerazione maculare in genere compare dopo i 60 anni e riguarda il 18-20% della popolazione anziana, con una prevalenza per il sesso femminile.
Nei Paesi industrializzati è la principale causa di perdita irreversibile della visione centrale dopo i 55 anni. Attualmente colpisce circa 30 milioni di persone nel mondo. In Italia il dato si assesta tra gli 800.000 e il milione di pazienti, con oltre 80.000 nuovi casi all’anno.
Se non trattata adeguatamente, può compromettere la capacità di compiere attività basilari, come leggere, riconoscere il viso delle persone, guidare, cucinare.
Esistono due tipi di maculopatie, la atrofica (secca) e la neovascolare o essudativa (umida). Quest’ultima, meno diffusa della prima, è la forma più aggressiva ed è responsabile di più del 80 per cento dei casi di perdita visiva grave.
Nella forma secca si assiste a una progressiva alterazione dei fotorecettori, le cellule più importanti della retina, con la formazione di aree di atrofia della macula in cui i fotorecettori vanno incontro a degradazione, fino a scomparire. In corrispondenza di tali aree si percepiscono macchie di alterazione o perdita della visione che, con il tempo, possono allargarsi e confluire una nell’altra.
L’evoluzione è lenta. Ci vogliono mesi o anni perché tutta la macula venga coinvolta.
La forma umida è invece caratterizzata dalla formazione di nuovi vasi sanguigni che crescono sotto la retina, in una zona dove non dovrebbero essercene. Vasi “anomali” che dagli strati sotto-retinici tendono a proliferare verso la retina.
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Se i trattamenti intravitreali vengono somministrati con intervalli di tempo diversi rispetto alle indicazioni autorizzate, l’efficacia del trattamento può essere compromessa.
Con il contributo non condizionante di:

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